Adattamento a condizioni estreme in alta quota. Scopri cosa assumere!
Le nuove scoperte offrono spunti affascinanti su come questi microrganismi possano agire non solo in ambito intestinale, ma anche nell’affrontare sfide ambientali come l’alta quota, dove l’ossigeno è scarso.
In questo articolo, approfondiremo i recenti sviluppi della spedizione “Pyramid 24” e il ruolo innovativo dei probiotici nell’adattamento umano a tali condizioni estreme.
Lo scoperta sui probiotici e l’ipossia
La relazione tra probiotici e adattamento all’alta quota non è qualcosa di comune nel dibattito scientifico, ma ha guadagnato attenzione soprattutto durante la pandemia di Covid-19. È qui che entra in scena Oxxyslab, una formulazione probiotica sviluppata dal professor Claudio De Simone. Questo particolare mix di 8 ceppi batterici ha dimostrato di avere un impatto notevole sulla salute dei pazienti con polmonite bilaterale, riducendo la caduta dell’emoglobina. Infatti, più della metà dei soggetti che hanno fatto uso di questo probiotico ha mostrato una diminuzione della saturazione di ossigeno nel sangue. Questi dati hanno suggerito non solo un beneficio immediato per la salute polmonare, ma anche una protezione contro l’intubazione e una significativa riduzione della mortalità.
I risultati riscontrati, quindi, hanno spinto i ricercatori a indagare ulteriormente. La domanda ora è: come funzionano veramente questi probiotici in condizioni di ipossia e come possono essere utilizzati per migliorare l’adattamento umano ai climi elevati? La risposta, come suggerisce il professor Vittore Verratti, potrebbe risiedere nella combinazione di diverse discipline scientifiche.
L’inizio di Pyramid 24: un viaggio scientifico
La spedizione “Pyramid 24” non è nata da un semplice impulso ma si è costruita su una base di esperienza e ricerca. Il professor Verratti ha già preso parte a varie spedizioni scientifiche dal passato, focalizzandosi sull’ipossia. L’autunno del 2022 ha segnato un punto cruciale nella sua carriera, quando ha collaborato con la Piramide di Ev-K2-CNR. La scelta di questo laboratorio speciale, ai piedi dell’Everest, è la dimostrazione di quanto possa essere sfidante e stimolante lo studio delle condizioni di alta quota.
Nel 2023, la chiamata per unirsi alla ricerca sui probiotici è arrivata da un’azienda che produce Oxxyslab, coinvolgendo altresì altri specialisti nel progetto. Questo contesto multidisciplinare ha consentito di gettare le basi per sperimentazioni innovative. Con tali esperienze alle spalle, l’entusiasmo e la curiosità hanno spinto i ricercatori a cimentarsi in questo viaggio scientifico unico, dove le prove reali sarebbero state condotte in un ambiente estremo.
La sperimentazione e la ricerca nel laboratorio
Prima di avventurarsi sul campo, è amplia la consapevolezza che le sperimentazioni di laboratorio sono fondamentali. Infatti, il team ha svolto una prima fase di studio presso il Laboratorio di Fisiologia chimica e ipossica dell’Università D’Annunzio. Qui i risultati sono stati utili, anche se parziali rispetto a quanto ci si aspettava per l’alta quota. Il passaggio successivo era necessario: raccogliere dati a 5.000 metri di altitudine. Questa fase rappresentava un’opportunità unica per confermare l’efficacia della formulazione probiotica e il suo potenziale nel facilitare l’adattamento umano all’alta quota.
Nello specifico, il team ha diviso i partecipanti in due gruppi: uno ha ricevuto Oxxyslab, mentre l’altro ha ricevuto un placebo. La ricerca ha iniziato a osservare le curve di desaturazione dell’ossigeno nel sangue di soggetti sottoposti a condizioni simili a quelle a 500 metri di altitudine. È emerso che i risultati mostravano una rilevante diminuzione della frequenza cardiaca a riposo in chi utilizzava probiotici, suggerendo che l’integrazione potrebbe essere un fattore chiave nell’ottimizzare il rendimento fisiologico in situazioni di stress.
Le aspettative e i prossimi passi
Dopo il ritorno in Italia, tutti i dati raccolti alla Piramide, più quelli ottenuti a Kathmandu prima e dopo il trekking ad alta quota, saranno sottoposti ad analisi all’Università di Chieti-Pescara. Questo rappresenta un passo fondamentale per comprendere a fondo il comportamento dei probiotici nella risposta umana a condizioni sfidanti. Si prevede che questo lavoro sarà completato entro marzo 2025. Successivamente, i risultati saranno presentati in un congresso scientifico internazionale, dove verranno condivisi con la comunità scientifica, aprendo nuove discussioni e approfondimenti.
Questa avventura non è solo una scoperta scientifica, ma rappresenta anche un incentivo a vedere i probiotici sotto una nuova luce. Non resta quindi che attendere per osservare quali ulteriori sorprese riserverà la ricerca nel futuro.