Camminare a quattro zampe: i benefici della riscoperta
Camminare a quattro zampe potrebbe sembrare una pratica riservata solo ai più piccoli, ma uno studio recente suggerisce che potrebbe essere benefico per tutti noi, indipendentemente dall’età. La Sapienza, uno dei principali atenei italiani, ha condotto una ricerca interessante che dimostra come il gattonare possa migliorare la nostra salute fisica. Questo articolo esplorerà i dettagli dello studio, i legami con le teorie filosofiche di Rousseau e l’importanza di considerare forme alternative di movimento nel nostro quotidiano.
La ricerca neurologica condotta alla Sapienza ha svelato numerosi vantaggi legati al gattonare. Questo gesto semplice, che spesso associamo soltanto all’infanzia, si rivela fondamentale per il rafforzamento del tratto cervicale e per migliorare la postura generale. Stando a quanto emerso dallo studio, gattonare non solo concorre a rinforzare i muscoli, ma favorisce anche l’inarcamento della schiena. Con una buona postura si previene l’insorgere di dolori e problematiche spinali che altrimenti potrebbero affliggere le persone, soprattutto quelle che notano segni evidenti di sedentarietà.
Gattonare stimola inoltre la coordinazione tra braccia e gambe, rendendo il corpo più agile e reattivo. È stato osservato che, in assenza di questa pratica motoria, si può sviluppare una certa mancanza di equilibrio, cosa che aumenta il rischio di lesioni, comprese problematiche più gravi come l’ernia al disco. Anche gli adulti, soprattutto quelli che stanno affrontando percorsi di riabilitazione, dovrebbero considerare di inserire il gattonare nella loro routine. Potrebbe sembrare insolito, ma i benefici per la salute potrebbero superare ogni aspettativa. Infatti, i medici e i terapisti fisici iniziano a raccomandare questa antica pratica a persone di tutte le età.
Per alcuni, la connessione tra la moderna ricerca sulla salute fisica e le teorie filosofiche di Jean-Jacques Rousseau potrebbe sembrare inusuale. Tuttavia, c’è un affascinante parallelo nella concezione dell’uomo e del suo stato naturale. Nel 1755, Rousseau pubblicò il suo “Discorso sulle origini dell’ineguaglianza”, un’opera in cui invitava a riflettere sull’importanza del ritornare a uno stato primordiale, dove l’interazione e il movimento libero erano fondamentali. Nell’interesse dell’umanità, il filosofo svizzero sosteneva che l’uomo dovesse riscoprire l’innocenza e le abitudini naturali, comprese quelle fisiche.
La sua corrispondenza con Voltaire, in cui quest’ultimo affermava di “aver cessato da qualche decennio di camminare a quattro zampe”, mette in evidenza il divario tra le teorie idealistiche e la realtà pratica. Duecentosettant’anni dopo, però, si potrebbe dire che Rousseau ha trovato qualche ragione nella sua visione originale. Le scoperte recenti ci portano quindi a riconsiderare i modi in cui il nostro corpo si muove nel mondo e come le pratiche che abbiamo dimenticato possano influenzare il nostro benessere.
Oggi, in un’epoca in cui la vita sedentaria domina gran parte delle nostre giornate, il risveglio a forme alternative di movimento acquista sempre più significato. Eppure, nonostante il progresso tecnologico che ci ha fornito metodi di allenamento sofisticati e variegati, ci si dimentica spesso di quelle semplici attività che ci connettono al nostro corpo in modo più diretto. Gattonare, un gesto di cui magari ci si vergogna, potrebbe rappresentare il primo passo verso una nuova consapevolezza corporea, riportando freschezza e dinamismo nella nostra vita quotidiana.
Incorporare il gattonare nella routine potrebbe essere un modo divertente per rimettersi in carreggiata, migliorando l’equilibrio e la coordinazione. Insomma, si potrebbe anche iniziare a considerare l’idea di ritornare a un’agilità che pensavamo fosse esclusiva dell’infanzia. La riscoperta di queste forme ancestrali di movimento potrebbe non solo contribuire alla salute fisica, ma anche risvegliare uno spirito di giocosità spesso dimenticato nella frenesia della vita moderna. Cosa ci frena, allora, dal provare questa antica pratica?