I dati delle visite per ottenere il certificato sportive preoccupano: un giovane atleta su dieci ha problemi al cuore.
L’inizio delle scuole segue parallelamente quella della ripresa dell’attività sportive. Sono molti i giovani che praticano diversi sport: dal calcio al tennis, ma anche atletica e nuoto, tutte attività necessarie per tenersi in forma. Inoltre influiscono positivamente al benessere generale del giovane. Per iscriversi a qualsiasi tipo di sport è necessario portare un apposito certificato sportivo che accerta uno stato di salute cardiaco e respiratorio sano.
Una pratica che negli ultimi anni si è rivelata utile e che permette di fare un quadro clinico completo della situazione cardiaca anche dei giovani atleti. Le visite permettono infatti di fare una diagnosi precoce di eventuali cardiomiopatie o altre malattie che possono causare un morte improvvisa. In merito il Bambin Gesù di Roma ha realizzato un’interessante ricerca che conferma l’utilità della visita sportiva. Dai dati raccolti è emerso che un giovane atleta su 10 ha problemi di cuore.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista ufficiale della Società europea di cardiologia pediatrica (Cardiology in the Young),e ha rivelato che il 9% dei circa 600 ragazzi testati hanno mostrato anomalie sul tracciato dell’elettrocardiogramma. E il 3% dopo altri test e ricerche sono stati sospesi da ogni attività sportiva. Il che ha permesso di intervenire in modo preventivo, tutelando la salute dei giovani atleti. Ad essere messa sotto esame è la nota onda T che si legge nei vari elettrocardiogramma.
L‘Onda T accerta la ripolarizzazione ventricolare, ovvero il tempo di ricarica del cuore. Un dato che non può essere sottovalutato quando appare in negativo. In questo caso viene accertata come un’anomalia ed è un input per fare ulteriori indagini. Secondo la ricerca del noto presidio medico, la presenza dell’Onda T negativa non è poi così rara, ed è questo il dato che allerta l’attenzione degli addetti ai lavori e ricercatori.
Lo studio ha coinvolto 581 giovani atleti, età media 15 anni, per l’80% maschi, selezionati nell’arco di 18 mesi per la valutazione dell’idoneità all’attività sportiva agonistica. Su 53 sono state riscontrate anomalie e 17 non hanno ricevuto l’idoneità all’attività sportiva. Gli altri hanno superato i test, ma sono stati invitati a fare controlli periodici.
“La probabilità che gli atleti agonisti abbiano una cardiomiopatia nascosta è bassa, ma non trascurabile. Lo screening elettrocardiografico, preliminare all’idoneità sportiva agonistica si conferma dunque un’ottima opportunità per identificare precocemente cardiomiopatie e altre patologie che aumentano il rischio di morte improvvisa in giovani atleti.” Così ha commentato lo studio Ugo Giordano, responsabile dell’Unità operativa di Medicina dello sport del Bambino Gesù.