I dati recenti dell’Istituto Nazionale Italiano di Statistica rivelano un quadro allarmante e interessante sulla demografia italiana.
In principio del 2024, il numero di persone ultrasessantacinquenni ha raggiunto ben 14.358.000, ovvero il 24,3% della popolazione totale. Di queste, 4.330.074 hanno superato gli ottant’anni, mentre 774.528 hanno spento novant’anni. Questi numeri non solo offrono uno spaccato sulla società, ma evidenziano anche sfide significative riguardo ai servizi socio-sanitari e alla necessità di rivedere le politiche di assistenza per gli anziani.
Il crescente numero di anziani con patologie complesse rappresenta una sfida per il sistema socio-sanitario italiano. Con una popolazione in continua crescita, le politiche sulla salute devono necessariamente adattarsi per garantire un’assistenza efficiente e di qualità. La priorità è quella di creare contesti operativi che siano capaci di soddisfare i bisogni degli anziani sempre più complessi, quelli legati alla loro salute, assistenza e socialità. La cooperazione tra i vari enti è fondamentale e il lavoro frutto di esperti afferenti a 25 diverse organizzazioni professionali, tra cui la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche , dimostra l’impegno verso questo obiettivo.
Ma non si tratta solo di numeri; l’eterogeneità del percorso di invecchiamento è altrettanto cruciale. Ogni individuo invecchia in modo unico, influenzato da molteplici fattori come quelli biologici, primari e sociali. Questo rende necessaria una diagnosi personalizzata e un approccio individualizzato. Infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già evidenziato come gli anziani presentino differenti livelli di fragilità, bisogni e risposte assistenziali.
Un aspetto chiave per affrontare la complessità dei bisogni degli anziani è la valutazione multidimensionale. Questo processo permette di individuare in modo preciso e dettagliato le varie necessità assistenziali, creando un piano di cura su misura. Non è un approccio innovativo in sé, ma ha ottenuto una rinnovata attenzione considerando la varietà dei contesti dove può essere applicato. Infatti, includere una diagnosi multidimensionale significa analizzare la salute fisica, lo stato psicologico e anche i parametri sociali e ambientali.
Un lavoro significativo è stato svolto da diverse società scientifiche che hanno collaborato con esperti nel campo per stendere linee guida, pubblicate lo scorso novembre e già previste per una revisione nel 2026. Queste linee guida forniscono fondamenta scientifiche e pratiche per l’applicazione della valutazione multidimensionale in vari setting clinici, come ospedali, residenze e cure primarie. Si aggiunge anche l’impatto su come ottimizzare il trattamento e l’assistenza degli anziani durante il loro percorso di invecchiamento.
È stato formulato un set di 25 raccomandazioni cliniche e di ricerca per garantire l’efficacia di questo approccio. Le indicazioni comprendono suggerimenti su come migliorare l’appropriatezza delle prescrizioni e sulla diminuzione delle ospedalizzazioni. Nonostante queste raccomandazioni, la loro applicazione richiede un monitoraggio attento, specie considerando che l’evidenza scientifica che le sostiene è ancora limitata. Gli esperti raccomandano un’implementazione con grande attenzione, in quanto il contesto italiano presenta peculiarità uniche.
Il commento di Stefania Maggi, esperta di epidemiologia e biostatistica, ha sottolineato che, sebbene le raccomandazioni possano sembrare deboli dal punto di vista scientifico, rappresentano comunque un passo importante nel monitoraggio della salute degli anziani. Maggi indica che il coinvolgimento diretto dei pazienti nei processi decisionali è cruciale; le loro preferenze e valori sono fondamentali e influenzeranno comunque l’adozione e l’efficacia delle linee guida.
In questo scenario occupato da un’eterogeneità di situazioni, il valore delle linee guida non sta solo nelle raccomandazioni cliniche ma anche nella loro capacità di adattamento e flessibilità rispetto alle esigenze dei pazienti. È chiaro che una strategia ben pianificata può influire positivamente sulla qualità della vita degli anziani, ponendo le basi per un futuro più attento e umano verso le loro necessità.