Priorità alla salute dei migranti e all’equità nei servizi sanitari in Italia. Leggi qui!
Negli ultimi giorni, i dati di Eurostat hanno sollevato un allarme non indifferente, rivelando che quasi il 30% degli anziani extra-UE residenti in Europa si sente in cattive condizioni di salute.
Questa situazione ha attirato l’attenzione di esperti e professionisti della salute, in particolare del Prof. Foad Aodi, presidente dell’AMSI e dell’UMEM . Aodi ha messo in evidenza le priorità e le sfide che i migranti affrontano quando si tratta di accesso ai servizi sanitari, suggerendo che c’è molto da fare per migliorare questa situazione.
Inserimento e aggiornamento professionale dei medici stranieri
L’AMSI ha da sempre posto l’accento sull’importanza di supportare i medici di origine straniera. Secondo Aodi, il focus principale dell’associazione è garantire che questi professionisti non solo vengano inseriti nel mercato del lavoro ma anche che possano continuare a imparare e aggiornarsi nel loro campo. “Dal 2001 abbiamo aperto 12 ambulatori AMSI, esclusivamente dedicati agli stranieri nelle strutture pubbliche e riportiamo ogni anno dati che testimoniano il nostro impegno a migliorare l’accesso ai servizi sanitari”, ha sottolineato. Non si tratta solo di un semplice aiuto, ma di una vera e propria lotta per l’inclusione e il riconoscimento delle competenze.
Questo sforzo è cruciale nell’ottica di un sistema sanitario che deve rispondere a una popolazione sempre più diversificata. Tuttavia, restano delle realtà che pongono delle sfide significative e non devono essere sottovalutate. Infatti, la presenza di un personale medico qualificato di origine straniera non basta da sola a garantire l’inefficienza del sistema sanitario se non c’è un’integrazione reale e continua, sia da parte delle istituzione che degli stessi professionisti.
Differenze nella percezione della salute e l’immigrazione giovanile
Uno dei punti salienti del discorso di Aodi è stato il contrasto che emerge nell’immigrazione in Italia rispetto ad altre nazioni. “In Italia, questa è una popolazione relativamente giovane, diversamente da paesi come Francia e Germania, dove gli anziani sono numericamente più significativi”. Questo fatto si traduce nel dato secondo cui soltanto l’1,5% degli anziani extra-UE in Italia si dichiara in cattive condizioni di salute. Ma attenzione: questo non vuol dire che la situazione sia rosea.
Dietro a numeri apparentemente positivi si nascondono problemi concreti, soprattutto per quanto riguarda l’accesso alle cure. “Circa il 43% dei migranti privi di permesso di soggiorno teme di recarsi al pronto soccorso, e questo contribuisce a una gestione complessa delle malattie”, ha raccomandato Aodi. La paura di essere deportati spesso sovrasta la necessità di cure e assistenza, portando molti a trascurare la salute fino a quando le condizioni non diventano critiche.
Esigenze sanitarie e patologie fra i migranti
Ad oggi, la mancanza di ambulatori STP per i migranti irregolari rappresenta un problema serio. Aodi ha evidenziato che le malattie più comuni che colpiscono questa popolazione sono di vario tipo, da condizioni gastrointestinali e ortopediche a problemi cardiologici, diabetologici e neurologici. Anche i disturbi psicologici sono in aumento, spesso scaturiti da difficoltà economiche e situazioni di isolamento sociale.
Le donne migranti, ad esempio, si trovano ad affrontare una vulnerabilità particolare, con casi di infezioni sessualmente trasmissibili che emergono anche legati a lavori di tipo sessuale. Le circostanze di vita e le pressioni possono portare a conseguenze gravi, mettendo a rischio non solo la loro salute ma anche quella delle famiglie. “Un’attenzione particolare dovrebbe essere posta su questi aspetti, poiché molte di queste situazioni non vengono mai portate all’attenzione delle autorità competenti”, ha ribadito.
Salute pediatrica e le sfide della circoncisione
Uno dei temi più spinosi è senza dubbio quello della circoncisione. In molte regioni italiane, ci sono ancora poche strutture autorizzate per portare avanti questa pratica, nonostante le denunce e le richieste da parte di associazioni e esperti. “La sicurezza e l’accesso uniforme a questa procedura medica sono essenziali”, ha affermato Aodi. Tuttavia, senza una risposta adeguata e organizzata a livello nazionale, la questione rischia di restare irrisolta.
Il caso della circoncisione non è che un esempio che riflette le difficoltà più ampie che i migranti affrontano, circa l’accesso ai servizi di salute pediatrica. Molti bambini migranti non riescono a ricevere cure pediatriche appropriate, e questo potrebbe avere delle conseguenze a lungo termine. La necessità di garantire controlli e vaccinazioni risulta quindi vitale, eppure, non tutti i bambini hanno la possibilità di avere un medico di famiglia o un pediatra a cui rivolgersi. Questo diventa un problema che si ripercuote sui sistemi sanitari!
Prevenzione e coinvolgimento nei programmi sanitari
Il coinvolgimento dei migranti nei programmi di screening e prevenzione è un tema cruciale. Aodi infatti ha chiesto campagne informative che includano tutti i migranti, indipendentemente dal loro status di soggiorno. “Non possiamo dimenticare di coinvolgere questa popolazione nei programmi per il cancro al seno, alla prostata e al colon, soprattutto per coppie di età maggiore di 50 anni”, ha sottolineato. La salute dovrebbe essere un diritto, e renderla accessibile è un dovere.
Inoltre, la vaccinazione per le malattie infettive nei bambini è un aspetto che non può essere trascurato. Molti di questi piccoli non hanno accesso a segretariati pediatri o a visite di controllo regolari. Questo è un problema che richiede il serio impegno di tutte le istituzionali. Infatti, garantire un’assistenza medica adeguata è fondamentale non solo per la salute dei singoli, ma anche per il benessere collettivo.
Un’analisi attuale sul fenomeno migratorio
Negli ultimi anni, la gestione del fenomeno migratorio in Europa sembra avere affrontato numerose difficoltà. Aodi ha osservato che ci si è concentrati in modo cospicuo su misure per fermare le partenze, ma i risultati sono stati tutt’altro che efficaci. “Business as usual non è più accettabile”, ha affermato. Solo un’esigua percentuale dei migranti che intraprende viaggi attraverso vie irregolari riesce ad arrivare a destinazione, e spesso la loro storia finisce male.
Il fenomeno del “percorso della speranza” porta con sé conseguenze devastanti: dalle malattie fisiche ai traumi psicologici, dalle violenze ai malnutrizioni. Gli immigrati che riescono a mettere piede in Europa spesso si trovano a dover affrontare problemi di salute legati alle esperienze durissime che hanno vissuto lungo il cammino. Gli accordi bilaterali, dunque, e le politiche di integrazione devono essere rafforzati per far fronte a questa situazione.
Chiamata all’uguaglianza e azioni per il futuro
“Abbattere le barriere all’accesso alle cure pubbliche e al pronto soccorso è una necessità” è quello che sostiene Aodi. Non si tratta solo di una questione di diritti, ma di salute pubblica: garantire uguaglianza di trattamento in tutte le regioni italiane è essenziale. Senza questa equità, non può esserci una vera integrazione.
L’impegno dell’AMSI e dell’UMEM si concentra su questo obiettivo e sulla necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste tematiche. Si chiede che vengano intraprese azioni concrete e che si superi l’approccio che fino ad oggi ha caratterizzato le politiche migratorie. È un tema di giustizia sociale, di civiltà e di salute. La sfida è enorme ma non impossibile, a patto che ci sia volontà e impegno collettivo per affrontarla.