Salute: cosa succede a 45mila italiani dopo un ictus? In pochi hanno cure specializzate!

Il tema della spasticità post-ictus sta emergendo come una questione cruciale in Italia, dove ogni anno circa 120mila persone vengono colpite da ictus.

Di queste, circa 45mila sviluppano questa condizione invalidante che influisce significativamente sulla loro qualità di vita. L’informazione e l’intervento tempestivo si rivelano fondamentali per gestire efficacemente le difficoltà legate alla spasticità. In questo articolo analizzeremo dati e scoperte recenti sull’argomento, mettendo in luce l’importanza di una corretta informazione e dell’approccio multidisciplinare.

Circa 120mila persone ogni anno in Italia sono colpite da ictus, una cifra che colpisce profondamente quando si considera che il 38% di queste svilupperà spasticità entro un anno dall’episodio acuto. Questo dato evidenzia l’urgenza di prendere coscienza di questa condizione che non solo compromette la mobilità ma influisce sulle attività quotidiane delle persone. Le contrazioni muscolari create dalla spasticità possono rendere ogni movimento una lotta, dal semplice prendere un bicchiere all’eventualità di camminare senza difficoltà. Le conseguenze si fanno sentire anche a livello emotivo, creando un circolo vizioso di frustrazione e difficoltà. Purtroppo, solo il 18% delle persone che superano la fase acuta ricevono una diagnosi di spasticità, e di questi, solo 5mila ricevono il trattamento necessario. Una questione che, sebbene sia emersa con chiarezza attraverso i dati, richiede una maggiore attenzione non solo dai professionisti della salute ma anche da parte delle persone comuni.

La ricerca di Elma Research: una visione necessaria

Un recente studio condotto da Elma Research, in collaborazione con Ipsen, ha messo in luce il bisogno urgente di informazione e rapidità nell’intervento. Attraverso testimonianze di 60 partecipanti con spasticità post-ictus, è emerso che oltre la metà di loro non era stata avvertita riguardo al rischio di sviluppare questa condizione, mentre una percentuale ridotta si sente adeguatamente informata su di essa. Questa mancanza di consapevolezza ha un impatto devastante; la spasticità può limitare l’autonomia delle persone, infliggendo non solo al malato, ma anche ai membri della sua famiglia. Senza informazioni chiare e aggiornamenti tempestivi sui disturbi che possono sorgere dopo un ictus, molti pazienti si ritrovano a dover affrontare battaglie che avrebbero potuto essere mitigate con un intervento anticipato. Sono proprio questi aspetti che Andrea Vianello, presidente di A.L.I.Ce. Italia ODV, sottolinea con forza: è cruciale educare i pazienti per garantire una gestione più efficace e una miglior qualità di vita.

Le sfide nella gestione della spasticità post-ictus

Affrontare la spasticità richiede un’attenzione particolare e una strategia coordinata, come dimostra l’analisi condotta nel medesimo studio. Circa il 58% dei partecipanti ha cercato aiuto presso un neurologo, e un 57% ha contattato il proprio medico di base. È chiaro quindi come l’opinione pubblica e la comunità medica abbiano bisogno di collaborare per definire strategie più efficaci e tempestive per il riconoscimento della spasticità post-ictus. Inoltre, il 69% degli intervistati ha evidenziato la necessità di un immediato riconoscimento della spasticità e un miglior accesso alle cure. Questo non è un compito facile, ma è essenziale che si crei un collegamento tra i pazienti e il sistema sanitario per facilitare la presa in carico. La variazione delle opzioni di trattamento deve essere ben conosciuta per dar vita a percorsi terapeutici personalizzati, che possono includere terapie farmacologiche e neuro-riabilitative, come evidenziato dalle parole del professor Antonio Suppa.

1/3 delle persone colpite da ictus sviluppano una condizione invalidante che influisce sulla qualità della loro vita (passionecorsa.it)

Domande economiche e esigenze di supporto

Non si può trascurare l’aspetto economico legato alla perdita di autonomia causata dalla spasticità post-ictus. Molti pazienti, dopo aver dovuto ridimensionare le proprie attività lavorative o addirittura abbandonare il lavoro, si trovano a dover integrare il servizio sanitario nazionale con assistenza sanitaria privata. Questa dualità rende evidenti le sfide materiali e finanziarie che spesso non vengono considerate. L’indagine ha rivelato che ben il 90% dei partecipanti sente il bisogno di supporto nella gestione del proprio percorso sanitario. Da cose quotidiane come la prenotazione di visite e esami a quelle più complesse come le cure personali, il bisogno di assistenza è palpabile. Ancora più preoccupante è il fatto che il 60% degli intervistati dichiara di non sentirsi autonomo nella gestione dei bisogni primari e quotidiani. Questo quadro mette in evidenza l’importanza di un supporto strutturato sia a livello economico che pratico, per facilitare la vita di chi affronta questa dura realtà.

Un inizio di consapevolezza e inclusione

Ultimamente, le testimonianze di chi vive la spasticità post-ictus dipingono un quadro complesso ma pieno di speranza. C’è un forte desiderio di tornare a svolgere le normali attività quotidiane e riconquistare un senso di normalità anche dopo esperienze traumatiche. Coltivare nuove passioni è possibile, così come riorganizzare spazi e stili di vita per facilitare la convivenza con questa condizione. Gli effetti cognitivi e psicologici legati alla perdita di autonomia richiedono attenzione; stati d’animo come la depressione e l’ansia non sono rari e necessitano un intervento mirato. Riconoscere tali sfide è il primo passo verso un cambiamento positivo. Con l’impegno collettivo e la prontezza nell’informare correttamente i pazienti, si può costruire una rete di supporto in grado di garantire a chi affronta la spasticità non solo una vita dignitosa, ma anche piena.

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Gloria