Un mix sorprendente che potrebbe trasformare il futuro della salute neonatale è al centro di uno studio davvero innovativo.
I neonati nati con parto cesareo potrebbero beneficiare di una “ricetta” insolita, che combina latte materno e una piccola quantità di feci materne. Questo approccio, lontano dall’essere un trucco bizzarro, mira a ripristinare microrganismi essenziali per un microbioma intestinale sano, fondamentali per il benessere dei piccoli. I dettagli di questo studio sono stati presentati durante l’IDWeek, una conferenza annuale di esperti in infettivologia tenutasi a Los Angeles.
Il parto cesareo, come è noto, permette di evitare il passaggio del neonato attraverso il canale del parto, ma questa scelta potrebbe comportare qualche svantaggio per i piccoli. Infatti, si sospetta che i bambini messi al mondo in questo modo non ricevano la giusta “contaminazione” di batteri buoni forniti dalla madre, un elemento vitale per lo sviluppo di un microbioma equilibrato e robusto. Un microbioma sano non solo facilita la digestione ma gioca anche un ruolo cruciale nella protezione immunitaria.
Nei primi giorni di vita, infatti, i neonati, che si trovano nel grembo materno in un ambiente considerato “sterile”, acquisiscono il loro microbioma proprio dalla madre. Le ricerche suggeriscono che i bebè nati con parto cesareo potrebbero essere più predisposti a certe condizioni, come asma, allergie, e persino diabete, a causa di questa alterazione della flora batterica. Non è solo il tipo di parto a determinare il microbioma; anche l’allattamento e la nutrizione materna contribuiscono. Anche le esperienze e gli ambienti che i neonati vivono nei primi mesi di vita sono determinanti. Sorprendentemente, però, sembra che nel tempo le differenze tra i microbiomi dei neonati nati tramite parto naturale e cesareo tendano a ridursi.
Diversi tentativi sono stati fatti in passato per compensare la mancanza di batteri nei bambini nati tramite cesareo. Una delle pratiche più innovative è stata quella di utilizzare una tecnica nota come “vaginal seeding”, dove si tentava di trasferire i batteri dalla vagina della madre ai neonati. Purtroppo, i risultati non sono stati sempre rassicuranti visto che i microrganismi vaginali non colonizzavano l’intestino dei bambini in modo efficace. Qui entra in gioco l’idea di Otto Helve, un esperto del Finnish Institute for Health and Welfare di Helsinki. L’idea di Helve era semplice ma audace: creare un mix di latte materno e feci per cercare di migliorare il microbioma nei neonati. Questo approccio, chiamato formalmente “trapianto fecale”, è già stato utilizzato negli adulti con risultati promettenti per molte patologie.
Helve e la sua squadra hanno condotto uno studio su un campione di donne con cesareo programmato. A un gruppo di neonati è stato dato, durante la prima poppata, latte materno mescolato con 3,5 milligrammi di feci materne. Un altro gruppo ha ricevuto un placebo. La curiosità dietro questo studio è palpabile e invita a riflettere sulle potenziali rivoluzioni nella cura neonatale.
Dopo il trattamento, i risultati iniziali sono stati incoraggianti: pur avendo un microbioma simile alla nascita, i piccoli che avevano ricevuto il mix di latte e feci mostrano una diversità di microrganismi sorprendentemente maggiore già a partire dal secondo giorno. Questa maggiore varietà ha continuato a svilupparsi fino ai sei mesi, ovvero fino allo svezzamento. Tuttavia, i ricercatori avvertono che questi sono solo dati preliminari e l’osservazione dei bambini proseguirà fino ai loro due anni.
In precedenza, nel 2020, un altro studio pilota aveva dimostrato l’efficacia della tecnica, ma mancava di un gruppo di controllo per un confronto diretto. Se questa nuova modalità di alimentazione, già soprannominata “poop milkshake”, funziona come sperato, ci si aspetta di vedere somiglianze nel microbioma tra i neonati sottoposti al trapianto e quelli nati naturalmente. Questi risultati potrebbero rappresentare un punto di svolta significativo nella comprensione della salute neonatale.
Nonostante la facilità di reperibilità degli ingredienti coinvolti, è fondamentale non tentare di replicare il mix a casa. Gli autori dello studio hanno avvertito che tutte le operazioni sono state effettuate in un ambiente controllato e sterile, per evitare contaminazioni potenzialmente dannose per i neonati. Infatti, gran parte delle donne selezionate per contribuire allo studio è stata eliminata per via della presenza di patogeni nelle loro feci, evidenziando così l’importanza della sicurezza in questi esperimenti. Non tutti i neonati nati via cesareo potrebbero essere adatti a questa procedura, il che solleva interrogativi e considerazioni importanti per il futuro della cura neonatale.